mercoledì 2 maggio 2012

INCENDI, GINOCCHIA E ALTRI SEGNALI DI CRISI




Vittorio si è rotto un ginocchio. Il capanno accanto al teatro è bruciato. Vittoria assomiglia a Cassandra dopo una notte insonne: “Non ce la faremo. Non ce la faremo”

Quando si allestisce uno spettacolo arriva sempre, puntuale, la crisi del giro di boa. Le prove vanno alla grande, la scena inizia a vestirsi di quinte e fondali, monti i proiettori e tutto assume un nuovo aspetto affascinante. Poi, tutti insieme, con l’autobus, i disastri.

Provate a lavorare sereni con Romeo che ogni tanto alza la testa dal foglio che sta ritagliando per rimproverarti: “Secondo me stai mettendo troppa cane al fuoco”. Intanto Abdul non è ancora arrivato, deve finire di lavare i piatti e non cerca di sbrigarsi, li lucida come fossimo al Ritz. Intanto Vittoria insiste con la cantilena riportata sopra. Intanto Viorel risponde a qualunque sollecitazione con un’unica affermazione in semi-rumeno: “Non am de fumare”. Dobbiamo ammetterlo. Siamo in crisi. 

Nel capanno degli attrezzi e dei materiali edili dormivano sereni dalla gloriosa “era fratel Ettore” degli immensi fogli di plexiglass perfetti per dare un “effetto baracca” alla nuova scenografia in costruzione. Presto li avremmo presi, tagliati, puliti, utilizzati. Cosa può succedere se li lasciamo ancora qualche giorno nel capanno? Bhè, sembra sceneggiatura ma è realtà: il capanno ha preso fuoco. L’incendio, con tanto di pompieri, ha confermato la verosimiglianza della nostra drammaturgia (controllate nel post precedente). Però ha trasformato il plexiglass in una incomprensibile installazione attorcigliata. 

Il colpo più grave lo ha subito Vittorio: caduto in cucina per colpa del pavimento bagnato. Ambulanza, lettiga, ginocchio in trazione. Ultimamente era quello più appassionato, più impegnato, più soddisfatto. Ed ora come ce lo restituirà l’ospedale?

Ma è proprio adesso che si distingue una compagnia qualunque da una che è sponsorizzata nelle altezze: la Speranza è un nostro dovere.


(Nella foto: il capanno bruciato. Sullo sfondo, Casa Betania)